venerdì 23 novembre 2007

La follia dell'uomo

Questo video è dedicato a coloro che considerano gli animali esseri inferiori.

Ma chi è la vera bestia?

mercoledì 21 novembre 2007

Giuditta e Oloferne

Nabucodònosor re degli Assiri chiamò un giorno il capo delle sue milizie, di nome Oloferne, e gli diede ordine di muovere guerra a tutti i popoli che non avevano rispettato il suo impero, e specie agli Ebrei.

Oloferne allora scese in campo e tutti i paesi che attraversò conquistava, depredandoli e devastandoli. Tanta era la paura che il suo solo nome incuteva, che tutti i popoli al suo avvicinarsi gli si facevano incontro dichiarandosi a lui soggetti; ma ciò non bastava; il tremendo uomo prendeva possesso delle città, ma passava a fil di spada gli abitanti, spogliava le loro case, incendiava foreste e messi e sterminava ogni cosa.

Gli Ebrei erano sbigottiti e non sapevano che cosa fare per opporsi a tanto flagello che già si avvicinava verso la loro terra. Tuttavia decisero di resistere, invocando l'aiuto di Dio. Quando Oloferne sentì che gli Ebrei volevano resistergli, entrò in grande furore e si dispose a dare a quel popolo una terribile lezione, giurando in cuor suo che non avrebbe lasciato uomo vivo.

Poi diede ordine ai suoi di muovere verso la prima città e fortezza degli Ebrei che era sul suo cammino, la quale si chiamava Betulia. Egli aveva ai suoi ordini più di centomila fanti e ventimila cavalieri. Immaginate la paura e lo stupore del povero popolo della città a vedere un tal nugolo di combattenti e tanto più sapendoli inferociti e capaci di ogni azione. Nella città c'era una vedova, di nome Giuditta, figlia di Merari della tribù di Ruben; il marito suo era stato Manasse ed era morto da poco, da appena tre anni e mezzo. Giuditta era molto ricca e bellissima, ed era da tutti stimata per la sua bontà e per la rigida onestà della sua vita. Chiusa nelle sue stanze passava tutto il giorno in preghiere e in digiuni. Quando seppe che le cose della sua città volgevano assai male, e che il loro capo Ozia, non sapendo come resistere a Oloferne, era disposto a cedere la città stessa tra cinque giorni, se nel frattempo non avveniva qualche miracolo divino, Giuditta (incarna una delle prime donne-guerriero) restò molto male, e chiamati a casa sua gli anziani del popolo, li incitò ad agire per la salvezza della città


Giorgione - Giuditta - 1504

Vedendoli trepidanti, si offrì di salvare Betulia da sola scendendo la notte nel campo di Oloferne e cercando di uccidere l'empio generale. Infatti la eroica donna appena fu buio uscì dalla città con una sua ancella e si diresse al campo del nemico. Le guardie la presero ed essa disse loro che era fuggita da Betulia e che aveva cose molto importanti dà confidare a Oloferne.


Baldung Grien Hans - Giuditta - 1510

Allora fu portata innanzi a lui, che restò subito colpito dalla sua gran bellezza e pensò di farla sua. Giuditta raccontò al generale che il popolo ebreo aveva gravemente offeso il suo Signore, sì che questo corrucciato con esso aveva disposto di farlo preda allo straniero; e il Dio degli Ebrei le era apparso per dirle questo e perché Giuditta aiutasse con le sue preghiere e con tutti i mezzi Oloferne a penetrare in città, essendo questa la sua volontà.




Lucas Cranach - Giuditta vittoriosa - 1530

I discorsi piacquero al generale, che diede ordine che Giuditta potesse liberamente andare e venire per il campo. Poi fece preparare un gran banchetto e volle che la bella ebrea vi sedesse a mensa accanto a lui. Giuditta fingeva di esser ammirata di Oloferne e innamorata di lui, e in ogni cosa gli si mostrava compiacente e docile.
Oloferne tutto contento mangiò e bevve come non aveva fatto mai, e subito si ubriacò. Quando tutti gli altri commensali se ne furono andati, Giuditta rimase sola con Oloferne: mise la sua ancella di guardia alla porta; poi, pregato fervidamente Dio che desse forza al suo braccio, prese da un angolo della tenda dove era depositata la grande spada di Oloferne, e con essa tagliò il capo del terribile uomo.


Artemisia Gentileschi - Giuditta che uccide Oloferne - 1620
Galleria degli Uffizi - Firenze


Rovesciato poi a terra il tronco, mise la testa dentro un velo che trovò nella tenda, e con quel fardello lugubre sotto il braccio si dispose a tornare presso i suoi a Betulia. Immaginate con che tripudio il popolo di Betulia vide tornare sana e salva l'eroina, e quel che è più con la testa del nemico.

Artemisia Gentileschi - Giuditta e la fantesca - 1613

Caravaggio - Giuditta e Oloferne - 1599

Il giorno dopo la testa di Oloferne fu esposta sulle mura della città, e gli Assiri, spaventati, levarono le tende. Gli Ebrei li inseguirono e ne fecero strage raccogliendo le spoglie dell'esercito nemico per trenta giorni, tanto era il bottino. Giuditta fu festeggiata come meritava, ed essa giubilante elevò un cantico di ringraziamento a Dio.



Klimt - Giuditta


La storia di Giuditta è raccontata nel Libro deuterocanonico dell' Antico Testamento (Bibbia), probabilmente composto al principio dell'esilio, da un Ebreo di Palestina.. Il testo originale, ebreo o caldeo, si è perduto; ne resta la traduzione greca dei Settanta, che però è lacunosa e non esente da errori. Sembra per esempio che il re assiro non fosse Nabuccodonosor, ma Assurbanipal. E la critica storica ha trovato infatti che il generale di costui si chiamava Oloferne, che è citato e ricordato anche da altri storici come Diodoro Siculo e Appiano. Tutta l'antichità è stata concorde nell'attribuire veridicità storica al racconto, che rimane tra i più famosi e fra i più celebrati nelle arti.



Furini

L'episodio di Giuditta ha ispirato poeti e artisti numerosissimi. Tra gli altri artisti ricorderemo il Botticelli, il Domenichino, Michelangelo (nella Cappella Sistina), Palma il Vecchio, Andrea Mantegna, Raffaello, Giulio Romano, Rubens, Tintoretto, Tiziano, Paolo Veronese, Orazio Vernet, ecc.


Botticelli

martedì 6 novembre 2007

Kandinskij ed il colore

Kandinskij, Composizione VII, 1913
In generale il colore è un mezzo per
esercitare un influsso diretto sull'anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima”.